Qualcosa che nessuno potrà mai togliermi, nemmeno il piu’ grande ladro.
Mio padre non era un santo.
Non era un brav’uomo.
Era uno stronzo.
Un alcolizzato, ciinico, avido, violento e opportunista.
Ma era mio padre.
Non bellissimo, ma le donne cadevano ugualmente ai suoi piedi perchè terribilmente sexy.
Magnetico.
Lo sguardo la sua migliore arma.
Non c’e’ mai stato nella mia vita.
Non glie n’e’ fregato mai un cazzo di un mio saggio di ritmica, della prima comunione o se recitavo in un operetta recensita sul Corriere della Sera.
Mio padre semplicemente non c’era.
E per questo posso ricordare con esattezza che una volta mi accompagnò in palestra e un’altra al lunpark, con i compagni delle medie, che non facevano altro che chiedermi se fosse un deficiente visto il modo strano in cui parlava.
D’altronde era difficile per una comitiva di undicenni capire semplicemente che quello era un uomo ubriaco.
I ricordi negativi ve li risparmio.
Era mio padre.
E sono sincera, non l’ho mai accettato per quello che era fino a che non ho potuto far altro che rimpiangere questa opportunità.
Parlava 5 lingue +1, perche’ diciamocelo, ho sempre sospettato che quando argomentava in arabo mi stesse solo prendendo per il culo.
Ma nonostante tutto… è suo il più grande insegnamento che da sempre porto con me.
“Iimpara le lingue e sarai cittadino del mondo, impara le lingue e sarai libero.”
Non l’ovvietà di ciò che diceva, ma il suo esatto contrario.
La libertà è in noi, non in quello che facciamo.
Niente di quello che ci succede puo’ realmente condizionarci se non lo vogliamo.
Cosi’…ha girato il mondo, posseduto tutte le donne che ha desiderato, avuto tutti i soldi che si potessero mai spendere in una vita, due figlie bellissime… ma non è mai stato capace di essere felice.
Perchè non era libero da se stesso.
Era schiavo.
Schiavo del suo desiderio di libertà.
E ha trascroso la vita nel vano tentativo di raggiungere qualcosa che semplcimente aveva già.
Ma è solo quando hai qualcosa che sei capace di dare che nessuno te la puo’ piu’ togliere.
Possono rubarti quello che hai, non quello che sei.
E si sente davvero derubato solo chi si indentifica in quello che ha e non in quello che è.
E io, che non avevo mai potuto avere quell’uomo come il padre che desideravo, per anni sono stata capace di trovarlo solo nelle piccole cose che mi aveva regalato nei rari momenti di sobria lucidità.
Perdere quegli oggetti significava perdere tutto.
Perderli realmente ha significato ritrovare il senso di ciò che rappresentavano.
Un uomo, i suoi difetti e ciò che questi suo malgrado mi hanno insegnato.
Qualcosa che nessuno potrà mai togliermi, nemmeno il piu’ grande ladro.